Sicuramente uno dei compleanni più belli di Matteo, decisamente il più memorabile.
Quando ho comprato i biglietti ad ottobre, mai avrei pensato di andarci in certe condizioni.
Il pancione non c’è ancora, o meglio, ora sono abbastanza obesa, ma quando siamo partiti c’era un pancino che in due settimane è divenuto #panzionthego.
Arrivati a Narita siamo stati abbagliati dal silenzio, gli unici a parlare eravamo noi.
Un paese super silenzioso, anche se gli incroci di Shibuya e Ginza sembrerebbero dire tutt’altro. Ma non lasciatevi traviare da questa cosa, le circostanze mentono.
Tokyo e Kyoto non sono proprio vicinissimi, quindi oltre le 12ore di volo, ci siamo fatti anche un po’ di ore in treno.
Troppo stanchi per poter vedere ciò che c’era oltre i finestrini, troppi festeggiamenti nelle 24ore precedenti (se vi sposate, partite per il viaggio di nozze almeno 4 giorni dopo, e non 48h dopo come abbiamo fatto noi).
Kyoto è come te l’aspetti, tradizionale, un cenno di modernità ma giusto un pelo per mantenere un giusto equilibrio con la storia di questa città.
Los lugares del Corazon, come li chiamo io, sono tanti in questo paese, ma Ponto-Cho mi ha decisamente rapita, rifarei avanti e indietro quella stradina piena di locali, ed entrerei in ognuno di essi solo per salutare tutti.
Arashyama è appena fuori Kyoto, la foresta di bambù è un must.
Tra tutte le cose però, è quella che mi ha entusiasmato di meno, ma ne vale comunque la pena. Vale sempre la pena se ci sono i bambù di mezzo.
Avrei voluto noleggiare un kimono e passeggiare tra le strade di Gion ma i cinque mesi di gravidanza me l’hanno impedito.