Sono tante le ragioni che ti spingono al pensiero di prendere un aereo e partire per mete sconosciute. Rifarsi una vita o semplicemente, cambiare e vedere cosa c’è o chi c’è dall’altra parte del mondo. Che male c’è?
Più articolate sono quelle decisioni che prendi perché un qualcosa ti dice che devi farlo; perché il posto dove sei non ti appartiene più, politica sbagliata o non consona col tuo pensiero, regole troppo arretrate che potrebbero mettere a repentaglio la vita tua e delle persone che ti circondano.
Sono 29 anni che conosco mia madre, e non mi sorprende che abbia preso un aereo a 22 anni, cambiato continente, con 100 dollari in tasca, alla ricerca di non si sa bene cosa.
Non che ce ne fosse realmente bisogno, in altri paesi del Sudamerica c’erano e ci sono tutt’ora persone che intraprendono questo enorme salto nel vuoto per necessità dettate da gravi condizioni sociali e per le quali penso, un individuo non riesce più nemmeno a pensare se non si decide ad emigrare.
Forse e sicuramente ci sono anche altre tante ragioni, ma da quel poco che so, sono io la causa principale che la porta a percorrere migliaia di chilometri per liberarsi dalla vergogna di quel Paese che non ritiene più essere il suo, forse da molto tempo prima.
Se non mi racconti le cose io non te le chiedo. Sono una di quelle che letteralmente si fa i cazzi suoi. Non me ne frega nulla se ieri sei inciampata e ti hanno ingessato la gamba, se hai ristrutturato casa, se ti piace un ragazzo ma gli puzza l’alito. Se me le racconti, ti ascolto e ti dico come la penso, sempre. Caratteristica presa da “sa Dio”. Nessuno dei miei sa ascoltare.
Ci sono cose, come questo tema, che mi portano a non chiedere più del dovuto. Sarà per rispetto, o forse per paura. Temi come questo comportano tanto dolore a volte intoccabile, nemmeno percepibile.
L’emigrazione non è mai un tema felice. Mai.
L’emigrare comporta delle ripercussioni nel tempo, non indifferenti.
Penso ci siano tanti altri motivi, ed è giusto che non vengano mai raccontati, solo sepolti in un angolo nel cuore di mia madre, dove solo lei ha accesso. Ed è giusto così.