Taxi
“Avevo così tanta paura che quando sono salita non ho chiuso la portiera, la tenevo socchiusa, pronta a saltare fuori se le cose si mettevano male… ma mi ha sgamata subito! Le macchine degli anni 90 avevano la serratura a forma di chiodo e tutte le porte erano comandate dalla sicura del conducente. Lui abbassa la sicura e la sicura salta all’insù, segnale per dire che non tutte le portiere sono state chiuse correttamente… mi dice di chiudere la porta, mento e gli dico che l’ho chiusa. Non è scemo, scende dall’auto viene dalla parte dov’ero seduta e chiude bruscamente la porta.
Penso, sono fregata! E se mi rapisce?”
Basta questo a giustificare tutti pensieri della mia mente malata.
Apparentemente sembra non aver paura di nulla, in realtà, se le fai vedere uno scherzo su youtube salta all’indietro dalla paura urlando, e i dieci minuti successivi dopo lo spavento, sono composti da insulti, tipo, “ma sei scema? Ma sei proprio cretina! Mi vuoi far morire?”
In realtà è terrorizzata dalle cose nuove, scettica, cinica.
Ma torniamo al taxi.
30 incroci e tot. semafori dopo, senza rapimenti né pensieri negativi, arriva finalmente alla meta. Un posto letto: gettonatissima negli anni ’90, oggi, un po’ meno.
Lontana da tutto, da sola, pochi soldi in tasca, volti completamente estranei, ma con tanta voglia di avere un riscatto o forse, solo un’avventura.